Si torna a parlare del taglio del costo della classe politica. Questa volta, però, a farlo non sono gli esponenti dei Movimento Cinque Stelle, ma gli onorevoli di Forza Italia. Quella del deputato Sestino Giacomoni appare più come una provocazione che come una reale agenda politica, tuttavia riaccende i riflettori su una questione fortemente discussa. Giacomini ha proposto di porre in relazione lo stipendio dei parlamentari con il reddito da loro dichiarato prima dell’elezione a Montecitorio e Palazzo Madama. Dunque, deputati e senatori guadagnerebbero niente di più e niente di meno di quanto percepivano prima di lasciare il loro lavoro precedente per entrare in politica. Un modo per assicurare che chi decide di dedicarsi alla cosa pubblica lo faccia per reale passione e non per interessi economici.
Stipendi, la polemica FI-M5S
Sono proprio i militanti del M5S a essere finiti nel mirino di Forza Italia. “Ha perfettamente ragione il collega Sestino Giacomoni quando propone di parametrare lo stipendio dei parlamentari con lo stipendio che si percepiva prima di essere eletti. Molti parlamentari grillini, prima di entrare al Senato e alla Camera, non facevano dichiarazione dei redditi, quindi si deve desumere che non lavorassero“, ha commentato l’onorevole Maurizio Carrara. “Se vogliamo ridurre le spese della politica e i costi del Parlamento, ancoriamo quindi l’indennità parlamentare al reddito dichiarato prima dell’elezione. Così vediamo chi si è sempre rimboccato le maniche lavorando e chi no”.
I membri del Movimento “sono i veri professionisti della politica perché vivono di stipendio pubblico. Senza di quello non saprebbero che fare, tanto è vero che vogliono abolire il limite dei due mandati per fare i politici a vita. Guadagnano stupendi che nella vita reale non avrebbero mai percepito perché non hanno alcuna capacità e alcun merito. L’unica abilità che hanno è quella di ingannare i cittadini, ma durerà ancora per poco”.